Intervista a Ettore Scola: “Finché c‘è Berlusconi al potere, io film non ne faccio”


euronews, 8 maggio 2009

Il suo è il cinema delle giornate particolari e di un giorno come tanti. Ettore Scola, premiato a Cannes, nominato agli Oscar, ha ritratto la seconda metà del Novecento italiano con crudele lucidità e disillusa nostalgia. Nei suoi film l’amore, l’amicizia, la famiglia; come sfondo, le trasformazioni politiche italiane. Sulla musica delle illusioni perdute, storie che raccontano il presente.

Giovanni Magi – Molti suoi film hanno raccontato vicende che si svolgevano sullo sfondo di eventi storici importanti, da “Una giornata particolare” fino a “Concorrenza sleale”. Se lei dovesse oggi scrivere una sceneggiatura, quale sarebbe l’evento contemporaneo che potrebbe fare da sfondo al suo film?

Ettore Scola: “Specialmente l’Italia non è mai stata avara con gli autori. Ha sempre procurato ispirazioni, storie, soggetti. Perché è una società non banale, non neutra, piena di difetti, piena di disvalori. Ma comunque credo che oggi un film sulla crisi l’avrei fatto; e ultimamente anche sui terremoti, che non sono solo eventi naturali, ma sono eventi dovuti e voluti a cattiva amministrazione, a cattiva coscienza di costruttori, di appaltatori. Quindi sono tutti temi molto interessanti per fare dei film”.
GM – Lei non molto tempo fa ha detto: ‘Finché c‘è Berlusconi al potere, io film non ne faccio’.

ES: “E infatti…”

GM – Ma non dovrebbe essere il contrario, cioè esprimere le proprie idee proprio quando non si condivide la cultura dominante?

ES: “Purtroppo il cinema non è come il lavoro di uno scrittore, o di un pittore che può dire quello che pensa anche a prescindere da interventi finanziari diversi, perché basta una tela, un foglio di carta. Il cinema è un fatto anche industriale. Tra le altre cose, a parte la stampa e la televisione che Berlusconi possiede, anche il cinema, in gran parte, dipende da lui. E quindi, siccome poi non sono tanto presuntuoso da pensare: ‘Ah, la mia voce deve continuare a urlare perché è necessaria e indispensabile’, no: preferisco che… ci sono i giovani che debbono farlo, lo fanno, ricominciano a farlo. Seguo molto i giovani, molti assistenti, aiuti che continuo a vedere. E quindi tocca a loro”.

GM – Più volte si è parlato di un film che lei avrebbe nel cassetto che si chiama, se non sbaglio, ‘Un drago a forma di nuvola’. Un’idea che sarebbe piaciuta a Gerard Depardieu, sembra. Lo vedremo questo film?

ES: “No. Perché è proprio quello il film che dovevamo fare con Görard Depardieu: si era d’accordo su tutto, la sceneggiatura era fatta, era anche bella. Era tutto pronto, ma era prodotto da Berlusconi, e questo… Credo che per poter lavorare, qualcunque lavoro si faccia, anche un falegname deve avere una certa armonia col suo committente, deve sentirsi far parte di una famiglia che crea una cosa. Ecco, fare una cosa contro un altro non credo che venga bene, poi”.

GM – Lei è sempre stato un uomo d’impegno politico, è stato anche, se non sbaglio, ministro della cultura in un governo-ombra. Lei crede nell’Europa, ha sempre creduto nell’Europa, continua a crederci?

ES: “Ma pensiamo cosa sarebbe oggi se non ci fosse stata l’Europa! Questi Paesi, che già così ci sono dei contrasti in Europa, ma senza il legame europeo, senza la moneta europea, credo che l’Europa forse sarebbe già finita, ogni Paese avrebbe pagato delle conseguenze enormi. E infatti, l’Unione europea si sta allargando proprio perché sempre più Paesi capiscono che un modo di andare avanti è quello di andare avanti collettivamente”.

GM – Il cinema può influenzare la politica? Penso per esempio al film ‘Il caimano’ di Nanni Moretti ma anche al film ‘Welcome’ che in questi ultimi tempi, in Francia, ha sollevato un grande dibattito.

ES: “Non credo che il cinema possa trasformare la realtà, o modificare quello che succede. E quindi, anche modificare la politica non credo sia facile. Però, sicuramente il cinema può fare – e questa è una grande arma che il cinema ha – può interferire nella mente della gente che guarda il film. Cioè, il film può porre delle domande al pubblico che altrimenti non se le porrebbe, può instillare dei dubbi che altrimenti non avrebbe; e quindi sicuramente questa funzione del cinema, nella quale mi riconosco totalmente, io credo che in questo senso modifichi, possa modificare la mentalità”.

GM – Cosa fa più male oggi al cinema: la televisione, la pirateria su Internet o forse i cattivi film?

ES: “Sempre i cattivi film fanno un cattivo servizio al cinema. Forse anche la disaffezione che i registi più giovani hanno avuto per raccontare il proprio Paese. Si dedicavano piuttosto o all’autobiografia, o all’imitazione di altre culture oppure di altri linguaggi. E dunque cercavano di fare dei film che poi andavano bene anche in televisione, anche perché la televisione aiutava a fare, a produrre i film. Però, bisogna anche dire che nelle ultime stagioni c‘è un po’ un’inversione. Per quanto riguarda il cinema italiano, mi pare che i registi hanno ritrovato il gusto, il piacere di raccontare l’Italia. E quindi in film come ‘Il Divo’, o ‘Gomorra’, o anche altri che sono usciti, ecco c‘è di nuovo il volto dell’Italia attraverso il cinema”.

GM – All’ultima cerimonia degli Oscar ha spopolato ‘Slumdog Millionaire’. Che forse può essere definito una nuova generazione di film: perché è un film prodotto da europei, però è una storia all’indiana, alla Bollywod. Quindi forse questo è un caso di globalizzazione del cinema o comunque della cultura cinematografica. Ci sono dei rischi rispetto a questo fenomeno, secondo lei?

ES: “I rischi che sono insiti nella globalizzazione. La globalizzazione che poteva anche avere fini nobili e utili, di eguaglianza, di distribuzione migliore della ricchezza e delle responsabilità. E invece, spesso assistiamo all’appiattimento, alla durata di certe differenze di distribuzione di ricchezze, un Paese diverso dall’altro. Difficile dire che ‘Millionaire’ è un film indiano. E’ un film che parla di una storia indiana, di personaggi indiani, però con una cultura europea, anglosassone. Quindi vanno bene anche queste operazioni. Non credo però che siano lo specchio di una determinata cultura”.

GM – Un film non suo che ha visto recentemente e che consiglierebbe a qualcuno. Un film che le è piaciuto davvero.

ES: “Purtroppo un film americano. Clint Eastwood ogni film che fa è uno più bello dell’altro. Gli ultimi quattro almeno che ha fatto sono di grande regia”.

GM – Quindi, ‘Gran Torino’.

ES: “Gran Torino. Più che l’interpretazione, perché lui è un attore abbastanza scolpito nel legno. Ma invece l’autorità che ha come regista, come atmosfere, come scelta degli ambienti, come scelte di luci psicologiche. E quello, appunto, è proprio in gamba, grande”.

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