Muro di Berlino, iniziative e proposte per celebrare il 9 novembre 1989

Una barriera di cemento, alta tre metri e mezzo, ha separato Berlino Ovest da Berlino Est, la Repubblica Democratica Tedesca dalla Repubblica Federale Tedesca, il mondo occidentale da quello orientale dal 1961, anno della sua costruzione, al 1989, anno del suo crollo. Quel muro, per 28 anni, ha rappresentato la Guerra Fredda, la Cortina di Ferro, e il 9 novembre 1989, invece, simboleggia la caduta di un intero sistema, la voglia di cambiamento. Per celebrare i 20 anni trascorsi dallo storico evento si organizzano ovunque, in Europa e nel mondo, manifestazioni, mostre, eventi ed iniziative di ogni genere. Ecco, di seguito, alcuni di questi appuntamenti, oltre a una serie di pagine che raccontano la storia del Muro di Berlino.

Iniziative:
Freedom Day a Milano
C’era una volta Berlino (Cineteca italiana – Milano)
Roma: Caduta del Muro
Muro di Berlino. Memorie (Galleria Tondinelli – Roma)
Caduta del Muro: Firenze
Write the wall
Prima o poi tutti i muri cadono

Pedalando lungo l’ex confine
Arte a Berlino

1989 – Crolli (Teatro Libero di Milano)
Souvenir dal Muro di Berlino
Berlin Twitter Wall

Speciali Online:
Berlino: c’era una volta il muro (Corriere della Sera)
20 anni dopo il Muro (Il Sole 24 Ore)
Berlino 20 anni dopo (La Repubblica)
Il muro spiegato ai bambini (La Stampa)
La caduta del muro di Berlino, vent’anni dopo (Sky TG24)

La Storia:
Muro di Berlino (Wikipedia)
Date, foto e fatti
Perché quel muro?
Il muro di Berlino Oggi
Galleria fotografica

Germania:bocciata la riunificazione

L’analisi choc

Affaritaliani.it

Un’ampia maggioranza dei tedeschi è delusa dalla riunificazione e dal funzionamento della democrazia. Lo rivela un sondaggio choc compiuto dall’Istituto Forsa per il quotidiano Berliner Zeitung. Nell’anno dei tre grandi anniversari storici, come il ventennale della caduta del Muro di Berlino (9 novembre 1989) e il sessantesimo della fondazione dei due Stati tedeschi, la Repubblica Federale il 24 maggio 1949 e la Ddr il 7 ottobre 1949, i tedeschi guardano con profonda delusione ai risultati prodotti dalla riunificazione del Paese, sancita il 3 ottobre 1990.

Mentre nel 1989 il 71 per cento dei tedeschi dell’est era convinto di un miglioramento della propria situazione economica dopo la riunificazione, la percentuale attuale di soddisfatti è crollata al 46 per cento, mentre all’ovest è, con il 40 per cento, ancora inferiore, rispetto al 52 per cento di chi venti anni fa vedeva il proprio futuro con ottimismo. Un tedesco dell’est su quattro è anche convinto che nella Ddr si viveva meglio che nella Germania riunificata, mentre solo il 39 per cento degli “Ossis” dichiara di aver guadagnato nel processo storico avviato venti anni fa.


La caduta del Muro di Berlino nel 1989

Ancora più allarmante è il dato secondo il quale due terzi dei tedeschi dell’est sono convinti che nel sistema democratico attuale non c’è giustizia sociale, opinione condivisa anche dal 59 per cento dei “Wessis”. Solo i liberi professionisti occidentali e i Verdi considerano giusta la società in cui vivono, mentre il 67 per cento degli “Ossis” e il 53 per cento dei “Wessis” si dice insoddisfatto dell’attuale sistema politico.

In un’intervista al quotidiano berlinese il direttore di “Forsa”, Manfred Güllner, spiega le ragioni alla base della delusione dei tedeschi per come si è sviluppato il processo di riunificazione politica e quelle dell’esistenza del “Muro nelle teste” a 20 anni dal crollo del Muro materiale. “Stiamo assistendo alla cementificazione dei pregiudizi”, spiega il manager, “con i tedeschi dell’est che si considerano sfruttati e ingannati. La loro convinzione è che i miliardi affluiti all’est per la ricostruzione sono finiti nelle tasche dei ‘Wessis’ che si sono trasferiti nei nuovi Länder per fare affari”.

Per quanto riguarda l’analoga insoddisfazione dei tedeschi dell’ovest, che continuano da 19 anni a versare il 5,5 per cento del loro salario lordo per la ricostruzione dell’est, Güllner spiega che essi rimangono “convinti di mantenere l’est”. L’amara conclusione del direttore di “Forsa” è che dal sondaggio “non emergono elementi positivi, mentre anche sulle attese per i prossimi anni a dominare sono le paure”.